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Storia criminale dell'identificazione personale
Un paio di sci Rossignol, un orologio Omega, un portafoglio con una moneta del 1949: così, dai ghiacci del Cervino, riaffiorano i resti di un giovane scomparso negli anni Cinquanta. Come rintracciare la sua identità? Da quell’enigma prende avvio un percorso che intreccia scienza, delitti, indagini e letteratura, ripercorrendo la lunga storia dell’identità personale.
Dalla Parigi ottocentesca di Eugène Vidocq – criminale diventato poliziotto che ha inaugurato l’arte di osservare tratti distintivi, cicatrici e tatuaggi per smascherare ladri e assassini – si passa alle undici misure di Alphonse Bertillon, padre dell’antropometria e del celebre mug shot. Poi entrano in scena i pionieri delle impronte digitali, che portano le loro osservazioni dal Bengala a Scotland Yard, fino all’Argentina, dove Juan Vucetich risolve il primo caso criminale della storia grazie a un’impronta insanguinata.
Nel Novecento la ricerca compie un nuovo balzo con i primi test biologici, l’analisi del DNA e i test genetici, che hanno riaperto casi irrisolti e restituito identità a vittime dimenticate.
Sullo sfondo si dipanano casi celebri e controversi: l’Affaire Dreyfus, il furto della Gioconda, gli omicidi di Jack lo Squartatore, il delitto Matteotti, la battaglia legale di Charlie Chaplin su una presunta paternità. Un intreccio di intuizioni geniali ed errori clamorosi, processi giudiziari e scoperte scientifiche che hanno cambiato per sempre il modo di guardare al corpo, alla verità e alla giustizia.
Un racconto guidato dall’evidenza e dal rigore della scienza che scorre come un romanzo poliziesco, in cui ogni dettaglio – un reperto osseo, un’impronta, un frammento di DNA – può decidere il destino di un uomo.

